giovedì 14 febbraio 2008

Intervista al mister


Mister, dopo una carriera così lunga e coronata da tanti successi, perché ha deciso di prendere le redini del Metallurg?

Vede, giovanotto, la vita di un uomo è strana. Un giorno sei in cima al mondo, poi la mattina dopo ti svegli e non ti si alza più la minchia. Sono cose che ti precipitano nel baratro. Ancora mi ricordo quel giorno, stavo camminando per la periferia di Milano, avevo una bottiglia di sherry coperta da una busta di cartone. Mi sono controllato la cappella ma niente, non veniva su, neanche se mi mettevo a pensare alla dolce e appiccicosa barba del mio amato Michele Scattarelli. Prima aveva funzionato sempre. Ma quello era un giorno strano. Così ho deciso di farla finita e mi sono buttato sotto un tram. Il problema è che quel tram, che al posto del numero aveva la scritta “O eletrico”, lo guidava Milella. Sono svenuto, ho passato una settimana in coma. Quando mi sono svegliato il Dottor Morte stava cucinando il Caciucco. Sì, insomma, è andata così.

Allenare dall’aldilà è un problema?

No, mi fa vedere le cose dalla giusta prospettiva. L’unico problema è che quando mi metto a scrivere gli schemi c’è sempre Tosatti che sta lì intorno a rompere i coglioni, e poi Filippo Raciti mi chiede sempre i documenti. Meno male però che Denise Pipitone mi massaggia le palle di continuo con le sue mani surgelate.

Forse è proprio questa sua trascendenza a favorire l’ottimo feeling con la squadra?

Il feeling con la squadra è dettato dalla rabbia. So bene che quando si esaurirà, se mai subentrerà lo scoramento e la sfiducia, dovrò pagare con il sangue. Comunque devo dirle che essere smembrato da quelle bestie non mi dispiacerebbe. È un bel modo per ri-morire.

Quando ha conosciuto il progetto metallurgico e che cosa la ha affascinato della causa popolar-operaia?

Sono stato uno dei fondatori della squadra Operaia e del progetto “occhi di tigre e massacriamoli” insieme a Milella e a Morte. C’erano anche un capellone fissato con le femmine e uno di Genova che faceva solo rovesciate. Tutto è nato per odio verso i Portoghesi tutti – ci trovavamo a Lisbona ed era tutto più poetico e c’era solo molta più puzza di marcio – che facevano mille giravolte in campo e non tiravano mai. Ci siamo detti “facciamogli vedere come muore un Italiano!”. I primi tempi sono stati duri. Ricordo che il nostro motto era “Per perdere, Sempre!”. Strano a dirsi, no? La squadra operaia è nata come squadra di perdenti. Questo però è anche il motivo del mio intimo affetto e della mia stima per tutti coloro che ne hanno fatto e continuano a farne parte. La squadra operaia, e anche il DPO che ne è figlio, è fatta di perdenti che messi insieme sono in grado di scatenare una guerra mondiale e vincerla. E ci sono dei momenti in cui questa forza collettiva si manifesta in modo luminoso. È per quei momenti che vale la pena di vivere.

Poco dopo l’inizio del suo mandato, ha annunciato le sue dimissioni, poi rientrate. Cosa c’era che non andava nella squadra?

Quello è stato un momento drammatico. A causa dei troppi infortuni avevo perso il controllo di me stesso. Chi mi conosce lo sa, a volte non capisco più un cazzo. Adesso penso che era uno scherzo di Dio, per mettere alla prova me e tutti i giocatori. Tornassi indietro non lo rifarei, perché quando tutto sprofonda bisogna tirare fuori il cazzo, duro o moscio, cazzone o cazzetto che sia, e sprofondare con l’attrezzo in mano. Oppure risorgere e trionfare.

Tutto risolto?

Tutto risolto.

I ragazzi, lunedì, le hanno rinnovato la fiducia. È soddisfatto del loro rendimento e del lavoro svolto fin qui?

Siamo ancora zero a zero.

Cosa si propone per il futuro?

Sintetizzo? Imparare a tirare una punizione scavalcando la barriera. Non chiedo tanto, ma almeno una volta; comprare una pistola; stravincere, sempre.

Parliamo di ingaggi. Indiscrezioni riferiscono che il suo è faraonico…

Spacco il culetto?

Cosa ammira di più della sua squadra?

Nessuna paura. Nessun dolore.

Un difetto che invece si propone di estirpare?

Queste cose si discutono nello spogliatoio.

Capitan Milella è l’indiscussa e indimenticata bandiera della squadra. Vorrebbe averlo di nuovo a disposizione?

Io Milella andrei a prenderlo a piedi a Genova e me lo caricherei sulla schiena.

Ancora prima di assumere ufficialmente l’incarico, lavorava alla costruzione della rosa. Ci racconti come è riuscito a strappare The Last Line of Defence ai rivali del Real Verza.

Non sono stato io a convincerli. Loro sono nati Metallurgici. Hanno solo avuto bisogno di un po’ di tempo per accorgersene. Quando ho fatto l’offerta per il pacchetto difensivo sapevo che sarebbe stato difficile, ma solo perché conosco il carattere di un Metallurgo, e so che loro sono uomini d’onore. Lasciare la loro squadra deve essere stato difficile, ma hanno capito che non avevano alternative. Sono nati per la maglia nera.

Un motto, una frase, una bestemmia per incoraggiare i suoi… Avrà anche lei qualche rito scaramantico, no?

Non ho riti scaramantici. Non dico che non servono, ma noi siamo troppo sporchi per ingraziarci gli dei, non servirebbe. Piuttosto le bestemmie. Non ne ho una preferita, ma quelle sulla madonna di solito ci caricano di più. Poi c’è sempre radio mambo, prima delle partite. Fm 106.85

L’obiettivo stagionale è confermare il titolo. Mentre la coppa rappresenta ancora un problema.

I tifosi stiano tranquilli. Verserò tutto il mio sangue, e tutta la squadra con me, per vincere il campionato. La coppa è poca roba al momento. Stiamo lavorando con la dirigenza per accorpare nuove squadre e fare un torneo serio. Se però mi stai chiedendo dell’ultima partita di coppa, adesso devi convincermi a non tagliarti la gola.

(ucciso il giornalista, è il cameramen a portare avanti l'intervista in un salotto fatiscente e ormai ricoperto di sangue)

Un pensiero per i vostri acerrimi nemici del Real.

Smettete di fare gli juventini. O almeno provateci. Gente come Geppo è irrecuperabile, la trasposizione in vernacolo del “tutti i fuori sono nostri noi siamo i più simpatici però ce l’hanno tutti con noi”, ma Nino ad esempio mi sembra un buon esempio di avversario corretto. Il vecchio Milluzzi devo dire che è migliorato molto, parla di meno e gioca di più. Sta diventando un buon capitano. Spero che gli altri lo seguano.

Per chiudere, ci racconti il momento più emozionante della sua carriera metallurgica.

La prima volta che abbiamo indossato la divisa. Non so spiegarglielo. Non me lo dimenticherò mai.

1 cazzate:

Anonimo,  16 febbraio 2008 alle ore 00:03  

quante mani ha ponciarello nella foto?

Posta un commento

LETTORI

OCCHIO DI TIGRE, CUORE SANGUINANTE

OCCHIO DI TIGRE, CUORE SANGUINANTE

METALLURG IN THE WORLD

  © Blogger templates The Professional Template by Ourblogtemplates.com 2008

Back to TOP