giovedì 26 giugno 2008

Fine stagione


Siamo ahimè arrivati alla fine di una stagione esaltante, lunghissima e altalenante. Leggendo le cronache delle ultime settimane, forse, il distratto lettore o il presuntuoso rivale potrebbe pensare che si è trattato di una stagione fallimentare per il Metallurg. Ma non è così. Il D.P.O. Metallurg, poche settimane dopo Natale, ha messo in bacheca il primo scudetto F.I.C.A., ritagliando per sé e per i suoi atleti un posto nella storia. Se è vero, infatti, che ancor oggi si ricorda il Pro Vercelli pentacampeon nei primi anni del campionato di calcio, numerose altre vittorie successive sono passate nei polverosi archivi del dimenticatoio.
Ma andiamo con ordine. La stagione inizia sotto i migliori auspici e il D.P.O., forte del predominio imposto sul campo nelle amichevoli pre-stagionali e dell’acquisto in blocco della Last Line Of Defence, ha buon giuoco durante tutta la prima stagione del campionato F.I.C.A. Sfruttando la sua solidità difensiva, la sua abilità nelle ripartenze e il suo cinismo in fase conclusiva, il Metallurg vince a mani basse il campionato, schiacciando le deboli resistenze di un Real Verza ancora acerbo nella sua mentalità di squadra e a lungo privo di alcuni elementi importanti. Questo non sminuisce l’impresa metallurga: gli ampi passivi imposti agli avversari nelle partite dell’autunno-inverno 2007 sembravano non lasciare scampo a nessun avversario.
Poi è venuta la primavera e con lei il Campionato 2008 e anche, finalmente, il Real Verza. È evidente che, nonostante la sconfitta finale nel secondo torneo bruci forte nei cuori operai, l’aver trovato un avversario agguerrito, tecnico e competitivo sia stato uno stimolo e un piacere per i venti e più giocatori che hanno calcato il terreno duro e sabbioso della Bombonera Ostiense, o quello liscio e vellutato di CentoCelle100, come quello fresco e illuminato dalla Santa Vergine dello Stadio Olimpico Katanga.
La seconda stagione F.I.C.A. è stata dura ma esaltante. Soltanto l’infausto maggio è riuscito a piegare definitivamente la resistenza metallurga. Fino a quel momento i testa a testa, i ribaltamenti in classifica, le partite sofferte sotto il vento ghiaccio dell’Ostiense o sotto la pioggia sferzante di Katanga hanno punteggiato uno dei tornei più combattuti della storia del calcio a sette.
Memorabili alcune partite, da una parte e dall’altra. Nella mente del Metallurg una su tutte: il derby dell’Ostiense, forse l’unico match in cui le due compagini si sono affrontante schierando la rosa titolare dei senatori, si è concluso con uno storico 6-3 per gli uomini in nero, usciti vincitori dopo una storica resistenza sotto porta e grazie all’abilità contropiedistica dei propri avanti. “Dabbicco scarta Millù” è divenuta ben presto una hit nelle migliori discoteche del Lido di Ostia.
Partita memorabile, certo, ma che segna il triste spartiacque della stagione. Il Verza, colpevole di hubris, da quel momento non ha più sbagliato un colpo e, con le famose quattro vittorie di maggio, ha portato il vantaggio sul Metallurg a un imbarazzante +9 che gli ha permesso, nonostante le difficoltà di fine stagione, di cucire meritatamente il titolo sulle magliette verde-cacca.
Gli hubristes, a quel punto, sono diventati i Metallurghi, che pagano cara la propria tracotanza, ma cui deve essere riconosciuto ancora un piccolo merito. L’orgoglio di non darsi per vinti, la voglia di rimontare, di tener vivo un sogno che è tramontanto soltanto a 15 minuti dalla fine del campionato. La netta vittoria sull’erba di CentoCelle100 rilancia ai primi di giugno la rincorsa del D.P.O. Segue un’altra partita storica: uno strettissimo pareggio per 3-3 in sei contro sette, con mister Abdul uscito per infortunio dopo pochi minuti. Dopo quei centoventi (di più forse…) minuti da leoni, il divario di sei punti rimane invariato, ma la consapevolezza di una rimonta possibile si fa solida e concreta.
Tra botte e pedate, infamate e piagnistei, sudore e polvere, con un Real Verza in balia del fuso orario, dell’allergia e dei problemi di turn over e con un Metallurg di nuovo sulle ali nere dell’entusiasmo si arriva all’ultima, tragicomica partita. È cronaca recente, su cui non occorre soffermarsi. Al D.P.O., alla fine, sono mancati proprio i suoi tratti distintivi: gli occhi di tigre e il cuore sanguinante. Al Real Verza, fatto di nuovo grande da un avversario liquefattosi nelle sue turbe psicofisiche, il merito di aver colto l’attimo per dare la zampata finale, e fatale.
Questa la cronaca, per quanto concesso a un cuore di parte, imparziale delle vicende che hanno animato la prima e la seconda stagione del campionato della Federazione Italiana Calciotto Amatoriale.

IL PAGELLONE FINALE
Poncharello 6-: l’oriundo del team porta entusiasmo e allegria, alternando ottime prestazioni a imbarazzanti papere e autogol. Come ogni portiere metallurgo, pecca soprattutto di costanza e finisce perdendosi tra la monnezza napoletana. Incenerito!
Beppe FdS 6: se ne fotte delle sorti Metallurghe, si spacca di trombe ma, quando e convocato e riesce in tempo utile a trovare la via del campo (nonostante ci abiti accanto) porta sempre a casa la pagnotta candidandosi al titolo di miglior portiere in maglia nera. “Giovane” promessa!
Beppe BM 7: è un difensore ma lui sì, pur di difendere i colori e la causa del D.P.O., si sacrifica tra i pali abbandonati da tutti e li difende con onore. Pecca d’inesperienza nel ruolo ma, salvo qualche papera su pallonetto, fa il suo e si distingue tra gli eroi del 3-3 in inferiorità numerica. Per favore, fategli bere questa maledetta birra post partita! Assetato!
Mad Rabbit D’Abbicco 7: una stagione in crescendo la sua. Parte timidamente sulla corsia di destra, poi capisce la posizione e come accorciare e inizia a sfoderare a ripetizione la finta del coniglio che ormai ha fatto il giro del mondo (l’hanno vista fare al turco Sabri in semifinale europea). Dall’eterna sfida tra il più alto e il più basso del campionato con Kalonji esce spesso e volentieri vincitore, per questo la sua assenza nel finale di stagione diventa più pesante. Lo descrivono un uomo impegnato… Stacanovista!
Gemello il Principe della Nebbia 7,5: Si sa, in campo odia tutti, verdi e neri, sinceramente e parecchio. Ma, che lo si voglia o no, la difesa è sua e lui si diletta nel dirigerla senza smettere un secondo di scassare il cazzo a compagni o avversari. Quando è in palla fa uscire indimenticabili melodie dallo spartito, ma non mancano le volte in cui si scorda la bacchetta a casa. Indimenticabili i duetti con il compare Tommy, che minaccia presto di togliergli la vita, e con l’eterno rivale Vespuozzo, con cui alterna epiche lotte greco-romane a lunghi simposi in fiorentino sulla deontologia sportiva. Vernacolo iracondo!
Tommy Behemoth 7: la sua stagione è una sinusoide perfetta. Parte in sordina per sfoderare prestazioni incredibili nella gelida pesantezza dell’inverno. Torna a calare a metà stagione ma finisce in crescendo. È un teatro itinerante nel ghigno malefico di un mostro biblico assetato di sangue e di caviglie: dalla sua parte non si passa, bene che vada ci si lasciano le penne. Quando ha finito di ripulirsi dalle viscere di Loris con gli ossicini di Vespuozzo, trova anche il tempo di sparare soprannomi, citazioni e di coniare aforismi famosi. Non esiste vittoria metallurgia che non sia puntualizzata da un suo “Mangiagli il cuore!” e “Io oggi la partita me la vedo!”. Se poi quest’estate impara a stopparla di sinistro… Anatra zoppa!
Vito Tuttociola 8: è il motore della squadra che, senza di lui, non gira proprio. Corre il doppio di tutti gli altri messi insieme, anche quando è giù di forma o ha scopato troppo, segna come un dannato ed è l’incubo di tutto il Real Verza. Inspiegabilmente, è anche il più permaloso per mezzo voto in meno in pagella (dove ha una media del 9,9 periodico) e prova spesso con commovente inutile pacatezza di convincere Gemello a non strillargli nelle orecchie tutta la partita. Silenzioso, costante, efficace, si presta in ogni ruolo richiesto dalla partita e dalla necessità, risultando sempre determinante. Fenomeno!
Dottor Morte 7: è probabilmente quello che soffre di più la partenza dello storico capitano Milella, che gli impone di abbandonare per tutta la stagione il suo ruolo naturale di ala destra. Si fa peso nella gioia e nel dolore della fascia di capitano, che porta finanche sul braccio nudo con canotta. Imprevedibile per avversari e compagni, è un mistero prevedere se “si sente l’azione personale”, se s’incaponirà per tutta la gara in inutile dribbling, se avrà il colpo sotto porta illuminante o se manderà tutti a fare in culo al 1’ del primo tempo perché non si fa girare la palla. Alternando questi lampi di genio e di follia, nonostante il lungo stop imposto da una noiosa pubalgia, torna a tirare la carretta nel momento più buio per il Metallurg, si fa carico di coprire la difesa e, accartocciandosi nel suo stile farraginoso, ritrova presto la gamba e regala perle di straordinaria bellezza di testa e di piede sfiorando il sogno della rimonta metallurga. Achille!
Baudh Haffi 8: zuccherino Baudaffi è il giocatore che ogni squadra vorrebbe avere. Dispensa ordine e consigli come una maestra elementare, illumina la squadra con pennellate degne di Michelangiolo. Difende, assiste e segna. A volte non gli regge la pompa ma poi ci pensa la bustina. Zefiro!
Bibì 6: estemporaneo, barese ed egoista, ha due piedi da incorniciare e una visione di gioco da attaccare per il collo alla traversa. Irriverente ma a volte prezioso coi i suoi gol, trova il modo di far perdonare la sua poca corsa rapendo a fine gara Katanga in persona. Motorizzato!
Giovannucci 8: arriva dopo la tempesta di maggio e sembra riportare il sereno nella compagine metallurga. Segna, corre, fa impazzire gli avversari, ma alla fine scompare nella triste bruma da cui si è palesato. Arcobaleno!
Abdul 8: Quanto ci sente lui, forse soltanto Gemello nei momenti di maggior tappamento di vena. Forse… Studia l’avversario, prepara schemi, tattiche e contro schemi. Pretende di conoscere la rosa propria, quella altrui e a volte pure quella del campo affianco, non si sa mai ci servisse qualcuno. Poi in campo si trasforma in generoso e taciturno condottiero. Sembra sempre all’ultimo respiro, ma ha sempre quel qualcosa in più per gettare il cuore oltre l’ostacolo. Arretra il suo raggio d’azione con il passare della stagione, punta, mezzapunta, centrocampista, mediano. In ogni posizione riesce a mischiare la sua imprevedibile classe cristallina a tanta tanta sostanza. È il più olandese dei metallurghi, un po’ per il gioco, un po’ per il numero, un po’ per la caviglia. È anche sempre l’ultimo a mollare e soltanto uno sfortunato incidente di gioco nel finale di stagione riesce a tenerlo lontano dal suo habitat naturale, il campo di pallone. Calcio totale!

2 cazzate:

El C.i.d. 27 giugno 2008 alle ore 14:29  

Cazzo più di sei e mezzo hai messo alla montanara?

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